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2024-03-28 18:58

Dichiarato e Certificato. Meglio che Boicottato

OLIO DI PALMA SOSTENIBILE

di: 
Carlotta Basili

Le campagne di boicottaggio e la diffusione di informazioni parziali o errate riguardo all’olio di palma sono controproducenti rispetto alle produzioni sostenibili. Molto meglio incrementare la certificazione del prodotto e la consapevolezza del consumatore.

L’olio di palma, di cui avevamo precedentemente parlato qui, è un prodotto importante a livello mondiale sia economicamente che socialmente.

La domanda mondiale di oli e grassi vegetali è in continuo aumento e la palma da olio contribuisce garantendo una quota di circa il 40%. L’economia di molti paesi in via di sviluppo è legata alla produzione di olio di palma, contribuendo al sostentamento di milioni di persone.

D’altra parte, l’olio di palma è spesso associato a gravi episodi di violazione dei diritti umani, a deforestazione dovuta alle colture intensive su estensioni crescenti di territori vergini e conseguente minaccia alla biodiversità.

Fonte: Oil World 2018

Per favorire una transizione verso una maggiore sostenibilità della produzione, è nata nel 2004 la Tavola Rotonda dell’Olio di Palma Sostenibile (Roundtable on Sustainable Palm Oil, RSPO).

Le perplessità, sollevate nel precedente articolo, riguardo al fatto che le certificazioni rilasciate dall’organismo (CSPO) non tenessero conto delle eventuali violazioni dei diritti umani e dei lavoratori, sono state superate con un aggiornamento dei criteri della CSPO. A novembre del 2018, la RSPO ha infatti ratificato i nuovi standard di certificazione per garantire non solo una maggiore protezione dell’ambiente, ma anche la salvaguardia dei diritti lungo tutta la catena del valore dell’olio di palma sostenibile.

Inoltre, già dal 2013, la Tavola ha creato un fondo per sostenere i piccoli produttori (Smallholder Support Fund) rendendo gratuita la certificazione per le tante piccole aziende dislocate nei maggiori paesi produttori.

Nonostante questo, ad oggi solo il 19% della produzione globale, ossia circa 12,3 milioni di tonnellate l’anno, ha certificazione CSPO (il 2% in più rispetto al 2016).

La certificazione RSPO, sebbene sia la più diffusa e conosciuta, non è l’unica. Esistono infatti anche i sistemi di certificazione istituiti da due dei principali produttori di olio di palma, Indonesia (ISPO) e Malesia (MSPO). Questa molteplicità di sistemi confonde i consumatori in quanto questi si basano su criteri diversi, spesso denunciati come insufficienti da varie associazioni e organizzazioni.

Le campagne di boicottaggio e la diffusione di informazioni parziali o errate riguardo all’olio di palma contribuiscono ulteriormente alla confusione: non solo sono controproducenti dal punto di vista dell’incentivazione alla sostenibilità, ma portano molte aziende a rinunciare all’utilizzo del logo RSPO, preferendo non pubblicizzare la presenza di olio di palma nei loro prodotti.

È importante aumentare la consapevolezza dei consumatori riguardo alla filiera dell’olio di palma e ai sistemi di certificazione di sostenibilità, cambiando l’atteggiamento dei consumatori verso questo prodotto e incentivando più aziende ad aderire agli obiettivi della RSPO.

L’Europa, al secondo posto nel mondo per importazioni di olio di palma, si è impegnata a raggiungere entro il 2020 il 100% di olio di palma certificato. A tal fine è nato la piattaforma ESPO (European Sustainable Palm Oil) nel 2015, che ogni anno pubblica un rapporto sulla situazione europea.

Fonte: Oil World 2018

Il report pubblicato lo scorso gennaio riporta che nel 2017 è stata raggiunta la quota del 74% di olio di palma sostenibile acquistato dall’industria alimentare europea.