La commissione industria del Senato ha iniziato l’esame in sede redigente del disegno di legge del M5S, primo firmatario Gianluca Castaldi, che prevede modifiche al Codice del consumo e altre disposizioni per il contrasto dell'obsolescenza programmata dei beni di consumo.
Sintetizzando la relazione di accompagnamento, il relatore Paolo Ripamonti (Lega) ha spiegato che il disegno di legge mira a contrastare una prassi scorretta dei produttori di beni di consumo che programmano l'invecchiamento del prodotto così da renderlo quasi inutile dopo un determinato periodo. Lo scopo è quello di fare in modo che un prodotto debba essere sostituito a scadenza, in modo da impedire un calo delle vendite.
Come ricordato nella relazione di accompagnamento, il primo caso di obsolescenza programmata risale all'inizio del XX secolo, quando i produttori di lampadine a incandescenza (Philips e General Electric) fecero cartello e decisero di ridurre la durata della luce, portandola da 2500 a 1000 ore. Attraverso l'obsolescenza programmata si amplia il mercato in senso intensivo e si genera un consumo più rapido, perpetuando la logica del bene di consumo «usa e getta», generando prodotti più scadenti e quindi provocando un costante incremento di rifiuti di varia natura, molti dei quali di difficile smaltimento.
Il provvedimento, composto di nove articoli, definisce il concetto di obsolescenza programmata, stabilisce i diritti del consumatore, individua obblighi e divieti per il produttore, introduce tra gli obblighi generali anche la durata di vita dei beni di consumo, amplia i contenuti informativi generali concernenti i beni di consumo, aumenta la validità della garanzia legale (per difetti o vizi di conformità) dei beni di consumo, stabilisce regole generali sulla fornitura delle parti di ricambio, prevede che il Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti (Cncu) promuova studi, ricerche e conferenze sulle conseguenze derivanti dalla pratica dell'obsolescenza programmata. Da ultimo, l'articolo 9 stabilisce le sanzioni.