QUEL CHE C'È DA SAPERE
Il 18 novembre, a Roma, è stato presentato lo studio intitolato “Decarbonizzare i trasporti pesanti. Prospettive dei segmenti stradale e marittimo al 2030 e 2050”, realizzato dal Gruppo Strategico “Carburanti ed energie alternative per la mobilità” di Unem e dal Rie-Ricerche industriali di Bologna, in collaborazione con Anita e Confitarma. Qui l’Executive summary dello studio.
Lo studio analizza le prospettive del trasporto pesante stradale e marittimo in Italia considerando due scenari per i periodi 2030, 2040 e 2050: uno scenario base (a normativa invariata) e uno multifuel (che include l’utilizzo di carburanti a basse emissioni di carbonio), integrando le potenzialità dell’intermodalità nel traffico merci e gli obiettivi dell’UE per la riduzione delle emissioni settoriali.
Lo studio conclude che mantenere aperte tutte le opzioni tecnologiche disponibili rappresenta una scelta razionale. Questo approccio non solo consentirebbe di raggiungere gli obiettivi ambientali prefissati, ma permetterebbe anche di tutelare le filiere industriali coinvolte, accompagnandole nel necessario percorso di trasformazione.
Dopo aver delineato il quadro normativo, l’analisi descrive i due scenari: base e multifuel. In entrambi, secondo il documento, si otterrebbe una significativa riduzione delle emissioni (circa -80% per il settore marittimo e quasi azzerate per il trasporto stradale). Tuttavia, lo scenario multifuel si distingue per una maggiore affidabilità, grazie alla diversificazione tecnologica, che garantirebbe una copertura più sicura della domanda.
In particolare, nel trasporto stradale pesante, l’ampia diffusione dei veicoli elettrici viene considerata al momento teorica, sia sotto il profilo tecnico che economico. Per il settore marittimo, caratterizzato da una notevole inerzia, si prevede che cambiamenti significativi nel mix di carburanti possano concretizzarsi solo dopo il 2030. Anche nel lungo periodo, però, il progresso dipenderà dalla revisione delle normative sui biocarburanti per uso stradale.
Il documento sottolinea l’importanza di mantenere aperte tutte le opzioni per azzerare le emissioni di carbonio nei trasporti, raccomandando al legislatore europeo di perseguire la neutralità tecnologica come principio guida, come indicato anche nel recente “Rapporto Draghi”.
Lo studio evidenzia la necessità di rivedere la metodologia di calcolo delle emissioni secondo un approccio Life Cycle Assessment (LCA). Le clausole di revisione previste dai regolamenti sul trasporto stradale, che introducono la possibilità di sviluppare una metodologia LCA, dovrebbero essere ampliate. Per il settore marittimo, si richiede invece l’eliminazione delle discrepanze tra le normative IMO e UE, nonché tra i diversi regolamenti europei.
Infine, viene sottolineato che l’impiego dei biocarburanti in tutti i settori di trasporto tecnicamente compatibili potrebbe favorire economie di scala, riducendo i costi di produzione. Questo risulta particolarmente rilevante considerando che la diffusione dei veicoli elettrici e dei carburanti rinnovabili di origine non biologica (RFNBO) è ancora incerta in termini di tempi, volumi e costi, con possibili squilibri tra domanda e offerta e impatti sui prezzi per i consumatori.
Lo studio conclude richiedendo il riconoscimento della strategicità delle infrastrutture dell’industria manifatturiera europea dei carburanti, promuovendo un quadro normativo favorevole alla conversione delle raffinerie in bioraffinerie.