QUEL CHE C'È DA SAPERE
Il 26 novembre, presso la sede del GSE a Roma, è stata presentata la Strategia Nazionale Idrogeno, elaborata in un percorso iniziato quattro anni fa con le linee guida del Ministero dello Sviluppo Economico.
La Strategia, definita “prudente ma realistica” dal ministro Gilberto Pichetto e da Federico Boschi del MASE, punta a una transizione graduale adatta alle peculiarità italiane, focalizzandosi su idrogeno verde, ma senza trascurare alternative come l’idrogeno blu e nucleare. L’approccio bilancia produzione interna e import, riconoscendo la mancanza di FER a costi competitivi in Italia e la necessità di incentivi mirati per creare un mercato. Il documento si divide in capitoli dedicati rispettiva a “Domanda”, “Offerta”, “Trasporto e infrastrutture” e “Azioni strategiche, politiche e misure di supporto”, prevedendo tre scenari, “base”, “intermedio” e “alta diffusione”.
Oggi l'Italia consuma 1,5 Mtep di idrogeno l'anno, prevalentemente prodotto da steam reforming del metano (idrogeno grigio), nei settori della raffinazione e della chimica per la produzione di ammoniaca e fertilizzanti.
Fino al 2030 (short-term), la domanda di idrogeno sarà guidata dagli obblighi della RED III europea nei settori industria e trasporti. La priorità sarà l’implementazione dei progetti finanziati dal PNRR, operativi entro il 2026, tramite incentivi per ridurre i costi dell’idrogeno, supporto alla filiera e sviluppo delle Hydrogen Valley. Parallelamente, saranno sviluppate le infrastrutture per il trasporto e la logistica. Secondo la Strategia, e in linea con il Piano nazionale energia e clima, nel 2030 l'Italia arriverà a consumare 1,7 Mtep di idrogeno l'anno, prodotto da elettrolisi (idrogeno verde), con 3 GW di capacità di elettrolisi installata e da steam reforming con cattura della CO2 (idrogeno blu). La Strategia si concentra sullo sviluppo dell’idrogeno verde da rinnovabili, ma include anche idrogeno blu e nucleare, considerati necessari per una transizione economica e flessibile, poiché i costi del verde, attualmente tra 9 e 17 €/kg, rimangono superiori rispetto al blu (3-4 €/kg) e al grigio (2 €/kg).
Dal 2030 al 2040 (medium-term), le politiche di decarbonizzazione e le tecnologie H2-ready favoriranno la creazione di un vero mercato dell’idrogeno. Tra il 2040 e il 2050 (long-term), l’Italia punterà su infrastrutture di trasporto e distribuzione (tra cui il SoutH2 Corridor), consolidando il suo ruolo di hub europeo grazie alle connessioni con il Nord Africa e ai porti dedicati.
Gli scenari al 2050 stimano consumi di idrogeno tra 6,4 e 11,9 milioni di tonnellate annue (6,39 mln ton nello scenario “base”, 9,08 mln ton in quello “intermedio” e 11,93 mln ton in quello “alta diffusione”). Lo scenario “alta diffusione” prevede un consumo che coprirà nel 2050 il 31,3% dei trasporti, il 17,7% dell’industria hard-to-abate e lo 0,7% nel civile. In particolare, l’idrogeno sarà cruciale per settori “hard to abate” come acciaio e trasporto pesante, con una crescita significativa degli e-fuels nei comparti marittimo e aereo.
Gli investimenti previsti variano in base alla quota di produzione nazionale e a quella dell’import. La scelta tra produzione nazionale e import è un tema al centro delle riflessioni: da una parte il SoutH2 Corridor si presenta come un promettente corridoio per l’import a livello europeo e non richiede molti investimenti, ma avrà dei vincoli geopolitici, strategici e in termini di quantità importabili, d’altra parte l’Italia non ha disponibilità di Fer a costi contenuti e risorse economiche per supportare la produzione di idrogeno verde. La Strategia prevede quindi due scenari al 2050: uno scenario con il 70% di produzione interna e 30% import e uno scenario con 80% di import e 20% di produzione. Nello scenario con il 70% di produzione interna, si stimano 8-16 miliardi di euro per 15-30 GW di elettrolizzatori, mentre con l’80% di import la spesa si riduce a 2-5 miliardi per 4-9 GW.
Il passo successivo, annunciato da Boschi alla presentazione della Strategia, è la stesura di un piano operativo.