INIZIATIVA AMICI DELLA TERRA - EDF
L’idrogeno è al centro delle strategie europee per la decarbonizzazione, ma i problemi legati alle sue emissioni in atmosfera restano un tema poco noto nel dibattito italiano. Con l’H₂Forum, Amici della Terra e Environmental Defense Fund Europe aprono un confronto con stakeholder istituzionali e industriali per affrontare questo nodo critico e promuovere strategie e politiche per il monitoraggio e la mitigazione.
In Copertina: Immagine Pixabay
Nella transizione energetica, l’idrogeno è diventato uno dei protagonisti più citati. È flessibile, può essere prodotto da fonti diverse e utilizzato in vari settori hard-to-abate. Ma a fronte dell’attenzione che riceve come soluzione alla decarbonizzazione, resta ancora poco conosciuto, soprattutto in Italia, il tema delle sue emissioni in atmosfera e dei relativi impatti ambientali che possono ridurre significativamente i benefici climatici attesi dal suo utilizzo.
Proprio per affrontare questo tema, nasce l’H₂Forum, promosso da Amici della Terra in collaborazione con Environmental Defense Fund Europe: una piattaforma di confronto concepita per stimolare il dialogo tra istituzioni, industria e ricerca. L’iniziativa vuole offrire uno spazio di discussione informata su un tema ancora poco affrontato nelle sedi istituzionali e pubbliche, con l’obiettivo di individuare e promuovere strategie di mitigazione e monitoraggio.
Idrogeno ed effetti climalteranti
L’idrogeno non è un gas serra diretto, ma la sua dispersione in atmosfera può alterare la concentrazione di altri gas serra, agendo come forzante climatico indiretto. Le principali interazioni riguardano il prolungamento della vita atmosferica del metano e la formazione di ozono troposferico e del vapore acqueo nella stratosfera.
Le stime più recenti, pur non ancora recepite ufficialmente dall’IPCC, indicano un potenziale di riscaldamento globale (GWP) dell’idrogeno intorno a 11-12 su 100 anni, ma molto più elevato nel breve periodo: tra 34 e 37 su un orizzonte di 20 anni. Si tratta di valori che, pur inferiori a quelli del metano, risultano significativi nel contesto di una filiera in espansione.
Le perdite di idrogeno possono avvenire lungo tutta la catena di produzione e utilizzo: nei processi di reforming o elettrolisi, nei sistemi di trasporto e stoccaggio, e nelle fasi di utilizzo finale. Oltre alle emissioni intenzionali (venting e purging), le caratteristiche fisico-chimiche dell’idrogeno (bassa viscosità, elevata diffusività) lo rendono particolarmente soggetto a dispersioni non intenzionali, soprattutto nei sistemi attuali progettati per altri tipi di gas.
Le stime attualmente disponibili sulla percentuale di perdita lungo la filiera sono estremamente variabili, tra lo 0,3% e il 20%, in funzione delle tecnologie e delle condizioni operative. Questo ampio range è dovuto al fatto che le stime si basano su modelli teorici e su analogie con il gas naturale, in assenza di misurazioni empiriche diffuse in grado di alimentare i modelli chimico-climatici e le valutazioni sul ciclo di vita delle diverse tecnologie a idrogeno.
Nel prossimo futuro sarà quindi essenziale sviluppare tecnologie di monitoraggio dedicate. I sensori oggi disponibili sono stati progettati per garantire la sicurezza (cioè evitare esplosioni), non per rilevare livelli minimi di rilascio con finalità ambientali. Nuove soluzioni, come i prototipi sviluppati da Aerodyne Research o da centri di ricerca europei, promettono una sensibilità fino al livello di parti per miliardo (ppb), ma sono ancora in fase di sviluppo o test.
Il panorama normativo
La questione delle emissioni di idrogeno non può essere sottovalutata, soprattutto considerando il volume che l’economia dell’idrogeno potrebbe assumere in futuro in base agli investimenti previsti per promuovere questo vettore energetico. Il tema deve essere affrontato fin da subito per poter garantire uno sviluppo della filiera che non infici gli sforzi di decarbonizzazione. Questo significa: investire in tecnologie di monitoraggio, integrare le emissioni di idrogeno nei modelli di LCA, promuovere regolazioni dedicate per il monitoraggio e la mitigazione.
Il tema è entrato di recente anche nell’agenda europea. La Direttiva (UE) 2024/1788 prevede all’art. 9(6) che la Commissione analizzi in modo approfondito il tema delle emissioni di idrogeno e, se necessario, proponga una normativa specifica. Il Regolamento (UE) 2024/1789, invece, affida a ENNOH (la Rete europea degli operatori della rete per l’idrogeno) il compito di promuovere le migliori pratiche per la rilevazione, il monitoraggio e la riduzione delle perdite.
Tuttavia, mancano ancora standard condivisi, metodologie di riferimento per il calcolo delle emissioni e obblighi di monitoraggio nei piani industriali.
Nonostante le evidenze scientifiche e gli sviluppi normativi a livello europeo, in Italia, il tema delle emissioni di idrogeno non ha ancora trovato spazio nel dibattito politico. La Strategia Nazionale Idrogeno pubblicata a novembre dello scorso anno è focalizzata prevalentemente sugli aspetti tecnologici e infrastrutturali della filiera, trascurando, per il momento, l’analisi degli impatti ambientali legati alle emissioni di idrogeno e la definizione di strumenti per la loro quantificazione e mitigazione.
H2Forum come strumento di consapevolezza e azione
In questo contesto, l’H₂Forum si propone come luogo di convergenza tra ricerca scientifica, settore produttivo e policy maker con l’obiettivo primario di informare, ma anche di incidere sulle scelte politiche, affinché la crescita della filiera avvenga in modo coerente con gli obiettivi climatici, evitando effetti indesiderati che ne compromettano l’efficacia.
Se aspettiamo che l’economia dell’idrogeno si sviluppi senza affrontare da subito le sue potenziali criticità, rischiamo di ripetere errori già noti: infrastrutture non adatte, interventi normativi tardivi, benefici climatici ridimensionati. Viceversa, un approccio consapevole può fare dell’idrogeno non solo un’alternativa tecnologica, ma un caso di buona governance ambientale.
Perché l’idrogeno possa davvero contribuire alla decarbonizzazione, è necessario che il suo impatto climatico sia valutato in modo trasparente e completo. Le emissioni non possono essere considerate un effetto collaterale trascurabile. Al contrario, devono entrare a pieno titolo nella progettazione delle politiche energetiche e ambientali.
L’H₂Forum intende contribuire a questa consapevolezza, offrendo uno spazio di approfondimento, ma anche un’occasione concreta per orientare lo sviluppo della filiera verso criteri di efficacia e responsabilità climatica.
Non tutto chiaro e credibile
L'articolo fa numerose affermazioni che, per me almeno, suonano nuove. Queste affermazioni, non essendo validate dall'IPCC, dovrebbero avere una qualche bibliografia. Esse riguardano il ruolo di forzante indiretto dell'idrigeno.
Le domande sono queste:
Cosa vuol dire: .... un potenziale di riscaldamento globale (GWP) dell’idrogeno intorno a 11-12 su 100 anni, ma molto più elevato nel breve periodo: tra 34 e 37 su un orizzonte di 20 anni. Cosa sono questi 11-12-34-37 ???
In che modo l'idrogeno prolunga la permanenza del metano in atmosfera ?
In che modo interagisce nella formazione dell' ozono?
Su entrambi i punti non trovo nulla in letteratura.
Quanto all'acqua quello che scrive non mi pare corretto. Immagino lei sappia che il vapor d'acqua, pur essendo il più potente dei gas serra, non contribuisce al riscaldamente globale. La ragione è che, essendo la terra coperta d'acqua, la sua abbondanza in atmosfera non dipende dalle emissioni ma dalla temperatura del luogo (il rapporto vapore liquido dipende da T), più la temperatura è alta e più ce ne è più è bassa e meno ce ne è. Se così non fosse le eruzioni vulcaniche che emettono grandi quantità di H2O avrebbero molto più effetto sul riscaldamento del pianeta dell'acqua che si forma nell'alta atmosfera.
Non tutto chiaro e credibile
L'articolo fa numerose affermazioni che, per me almeno, suonano nuove. Queste affermazioni, non essendo validate dall'IPCC, dovrebbero avere una qualche bibliografia. Esse riguardano il ruolo di forzante indiretto dell'idrigeno.
Le domande sono queste:
Cosa vuol dire: .... un potenziale di riscaldamento globale (GWP) dell’idrogeno intorno a 11-12 su 100 anni, ma molto più elevato nel breve periodo: tra 34 e 37 su un orizzonte di 20 anni. Cosa sono questi 11-12-34-37 ???
In che modo l'idrogeno prolunga la permanenza del metano in atmosfera ?
In che modo interagisce nella formazione dell' ozono?
Su entrambi i punti non trovo nulla in letteratura.
Quanto all'acqua quello che scrive non mi pare corretto. Immagino lei sappia che il vapor d'acqua, pur essendo il più potente dei gas serra, non contribuisce al riscaldamente globale. La ragione è che, essendo la terra coperta d'acqua, la sua abbondanza in atmosfera non dipende dalle emissioni ma dalla temperatura del luogo (il rapporto vapore liquido dipende da T), più la temperatura è alta e più ce ne è più è bassa e meno ce ne è. Se così non fosse le eruzioni vulcaniche che emettono grandi quantità di H2O avrebbero molto più effetto sul riscaldamento del pianeta dell'acqua che si forma nell'alta atmosfera.