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2024-03-28 10:44

Quante Terre, Quanto Mare da Risanare e Riutilizzare

BONIFICHE DI SITI INQUINATI

di: 
Marco Talluri

Oltre 171mila ettari di terreno (ai quali si aggiunge la falda acquifera sottostante) e quasi 78mila ettari di mare, sono oggetto di procedimenti di bonifica dei Siti inquinati di interesse nazionale (SIN). Le aree con procedimento concluso riguardano circa 6.600 ettari di terreni e 5.300 di falda sotterranea. Inoltre, i siti di interesse regionale sono circa 35mila. La bonifica di queste enormi estensioni territoriali rappresenta un investimento nella salute di cittadini e dell’ambiente e una grande opportunità di riutilizzo, evitando nuovo consumo di suolo.

I procedimenti di bonifica

La legislazione nazionale in materia di bonifica dei siti contaminati è regolata dal D.Lgs. 152/06 e ss.mm.ii. Secondo la norma, l’avvio di un procedimento di bonifica è legato al verificarsi di un evento potenzialmente in grado di contaminare un sito o al rinvenimento di una contaminazione storica.

Una volta effettuate le indagini preliminari e, qualora necessaria, la caratterizzazione, il sito viene dichiarato non contaminato se non sono registrati superamenti delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC), o potenzialmente contaminato nel caso si sia verificato il superamento delle CSC anche per un solo parametro.

I siti non contaminati escono dalla procedura senza alcuna necessità di ulteriori interventi, mentre per i siti potenzialmente contaminati che hanno concluso la fase di caratterizzazione è applicata la procedura di analisi del rischio per la determinazione delle Concentrazioni Soglia di Rischio (CSR).

Qualora accertato il superamento delle CSR il sito è dichiarato contaminato e deve essere presentato, approvato ed eseguito un intervento di bonifica\messa in sicurezza che consenta di minimizzare e ricondurre ad accettabilità il rischio derivante dallo stato di contaminazione presente. A conclusione di tali interventi, ne viene verificata l’efficacia, in tal caso, si parla di siti certificati.

Per la gestione dei siti accertati come contaminati sono previsti dalla normativa interventi di:

• messa in sicurezza operativa (MISO): interventi eseguiti in un sito con attività in esercizio atti a garantire un adeguato livello di sicurezza per le persone e per l’ambiente, in attesa di ulteriori interventi di messa in sicurezza permanente o bonifica da realizzarsi alla cessazione dell’attività;

• messa in sicurezza permanente (MISP): interventi atti a isolare in modo definitivo le fonti inquinanti rispetto alle matrici ambientali circostanti e a garantire un elevato e definitivo livello di sicurezza per le persone e per l’ambiente;

• bonifica: interventi atti ad eliminare le fonti di inquinamento e le sostanze inquinanti o a ridurre le concentrazioni delle stesse presenti nel suolo, nel sottosuolo e nelle acque sotterranee ad un livello uguale o inferiore ai valori delle concentrazioni soglia di rischio (CSR).

I procedimenti di bonifica sono di competenza delle regioni e degli enti locali, salvo quelli dei SIN (Siti inquinati di Interesse Nazionale) che sono di competenza del Ministero dell’Ambiente.

 

Le aree da bonificare: un rischio per la popolazione ed una opportunità

Queste aree, potenzialmente o effettivamente inquinate costituiscono luoghi del territorio sui quali deve essere concentrata l’attenzione delle istituzioni, dei cittadini, delle imprese e dei media.

Se si tratta di aree effettivamente inquinate, costituiscono un potenziale rischio per l’ambiente e per la popolazione che vive nei dintorni, e quindi è necessario procedere alla bonifica. In teoria le bonifiche devono essere effettuate a carico di chi ha prodotto l’inquinamento, ma troppo spesso si tratta di aree inquinate da attività svolte da imprese non più operanti, magari fallite. Ed allora l’onere di interventi, anche molto costosi, ricade sull’amministrazione pubblica.

Quanti sono gli “scheletri industriali” che incontriamo sul territorio, ai quali possono corrispondere inquinamenti del suolo e del sottosuolo anche decisamente pericolosi? Dopo anni che queste attività sono cessate, anche se la proprietà esiste ancora, è difficile dimostrare rapporti di causa-effetto fra l’esercizio d’impresa e l’inquinamento rimasto. Quante sono le aree inquinate che rimangono tali per decenni, in assenza di responsabili e di risorse?

Il legislatore dovrebbe intervenire in modo deciso in materia, stabilendo in modo tassativo che quando una attività cessa, il proprietario debba provvedere alla verifica dello stato dei luoghi per certificare l’assenza di situazioni inquinanti (con la verifica da parte delle ARPA). 

D’altra parte, la bonifica di siti inquinati costituisce una opportunità di lavoro, di recupero di territorio da riutilizzare, di risanamento per la salvaguardia dell’ambiente e della salute; investire per effettuare le bonifiche dovrebbe costituire un capitolo importante della “transizione ecologica” di cui oggi si parla.

Da questo punto di vista il PNRR non sembra effettivamente essere all’altezza della situazione. Nell’ambito del capitolo sulla “transizione ecologica” è previsto l’investimento 3.4: “Bonifica dei siti orfani” (cioè appunto quelli di cui non è stato possibile individuare il responsabile dell’inquinamento) con uno stanziamento di 500 milioni di euro (un po’ poco rispetto alle necessità. Nel documento si legge: “L’inquinamento industriale ha lasciato in eredità molti siti orfani che rappresentano un rischio significativo per la salute, con severe implicazioni sulla qualità della vita delle popolazioni interessate. Queste aree, se riqualificate, possono rappresentare una risorsa per lo sviluppo economico, in quanto siti alternativi rispetto alle zone verdi, il cui utilizzo consentirebbe di preservare capitale naturale e ridurre gli impatti sulla biodiversità. L’obiettivo di questo intervento è dare al terreno un secondo uso, favorendo il suo reinserimento nel mercato immobiliare, riducendo l’impatto ambientale e promuovendo l’economia circolare.”

 

I SIN

I Siti di Interesse Nazionale (SIN) sono aree contaminate molto estese classificate come pericolose con specifici provvedimenti e che necessitano di interventi di bonifica del suolo, del sottosuolo e/o delle acque superficiali e sotterranee per evitare danni ambientali e sanitari.

I siti individuati dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio erano 57 (28 dei quali interessano la fascia costiera) sparsi in tutta Italia, ridotti a 39 con il D.M. 11 gennaio 2013, attualmente sono poco più di quaranta. Le bonifiche dei siti declassificati sono diventate di competenza delle Regioni.

 

L'impatto sanitario dei SIN

Riguardo all'impatto sanitario dei SIN sulla popolazione che vive nelle aree circostanti, esiste lo studio SENTIERI, sviluppato dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS), grazie al sostegno del Ministero della Salute, che svolge da molti anni un'attività permanente di sorveglianza epidemiologica delle popolazioni che vivono presso i siti contaminati di interesse per le bonifiche, con attenzione all'infanzia e ai temi delle disuguaglianze. 

Le principali caratteristiche di SENTIERI sono l'identificazione a priori delle patologie associate alle esposizioni derivanti dalle sorgenti di contaminazione dei siti studiati e l’approccio multi-esito, che analizza esiti sanitari multipli (mortalità, ricoveri ospedalieri, incidenza neoplastica e malformazioni) in diverse classi di età e nei due generi.

SENTIERI, osservando nel tempo l'evoluzione del profilo di salute delle popolazioni, permette una valutazione delle azioni preventive di risanamento ambientale, ed è in grado di offrire indicazioni di sanità pubblica e approfondimento scientifico in situazioni specifiche. Fra il 2010 e il 2019 sono stati pubblicati cinque Rapporti del Progetto SENTIERI.

 

Estensione dei SIN

Secondo i dati disponibili nel sito ISPRA, risulta che oltre 171mila ettari di terreno (ai quali si aggiunge la falda acquifera sottostante) e quasi 78mila ettari di mare, sono oggetto dei SIN. Complessivamente si tratta di quasi 57 ettari di terreno ogni diecimila ettari di territorio italiano. Davvero non poco.

Va detto che quasi 74mila ettari di terreno si riferiscono alla situazione del tutto particolare, rispetto alle altre aree, del SIN di Casale Monferrato inerente la bonifica delle coperture e degli utilizzi impropri (polverino) dell’amianto.

 

Lo stato di avanzamento dei procedimenti di bonifica nei SIN

Analizzando i dati disponibili emerge con assoluta evidenza è che questi procedimenti stanno andando avanti molto lentamente. In molti casi - ma non tutti - è stata effettuata la caratterizzazione, cioè l'individuazione degli inquinanti presenti ed una stima della loro quantificazione, al fine di predisporre i necessari progetti di messa in sicurezza e/o di bonifica.

 

I procedimenti di bonifica regionali e locali

Il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente nel marzo 2021 ha pubblicato il primo rapporto su “Lo stato delle bonifiche dei siti contaminati in Italia “, inerente i siti di interesse regionale e locale.

Complessivamente i siti interessati da procedimenti di bonifica (di interesse regionale o locale) a livello nazionale sono circa 35mila, di questi circa 16mila sono tuttora attivi. Tuttavia, più della metà dei procedimenti attivi (56%) si trova nella prima fase, quella relativa alla attivazione del procedimento; si tratta principalmente di siti il cui stato della contaminazione non è stato ancora accertato o lo è in modo preliminare.

Trattandosi della prima rilevazione del genere a livello nazionale, il rapporto sconta la necessità di un necessario affinamento in quanto, nelle diverse realtà, si registrano anche notevoli diversità nelle modalità di raccolta dei dati.

A livello regionale, invece, la distribuzione degli stati di contaminazione per i procedimenti in corso è estremamente eterogenea. Tale eterogeneità è riconducibile principalmente ai diversi approcci tenuti dalle Regioni/PA nella modalità di alimentazione delle anagrafi/banche dati. È auspicabile che le Regio ni adottino un approccio omogeneo nella compilazione delle anagrafi/banche dati con riferimento al fine di restituire una risposta equivalente sull’intero territorio nazionale e rendere tali dati comparabili.

Il SNPA ha avviato peraltro un importante percorso per realizzare un data base unico sui procedimenti di bonifica denominata “Mosaico”, con l’intento di garantire l’omogeneità dei dati inseriti e che, quando sarà a regime, costituirà una preziosa risorsa informativa per istituzioni e società civile.

 

I dati riepilogativi nazionali sui procedimenti di bonifica regionali e locali

Il rapporto presentato nel marzo 2021 contiene i dati aggiornati alla fine del 2019. l numero totale dei siti oggetto di procedimento di bonifica è 34.478 di cui 16.264 (47,7%) hanno un procedimento in corso e 17.862 hanno concluso il procedimento.

Dei 7.904 comuni italiani (al 31.12.2019) 3.742 comuni hanno sul proprio territorio almeno un procedimento di bonifica in corso; 3.607 comuni hanno sul proprio territorio almeno un procedimento di bonifica concluso; 5.171 comuni (73%) sono interessati da almeno un procedimento in corso o concluso; 2.733 comuni non sono mai stati interessati da procedimenti di bonifica.

 

Lo stato di avanzamento dei procedimenti di bonifica

Per i procedimenti in corso le voci definite per descrivere l’iter del procedimento possono essere raggruppate in tre fasi: notifica, modello concettuale e bonifica.

La fase “notifica” riguarda il primo step procedurale costituito dall’avvio del procedimento.
La fase “modello concettuale” raggruppa gli step procedurali che riguardano l'accertamento della presenza e quantificazione della contaminazione nelle matrici ambientali, che in termini di definizione dei percorsi sui quali intervenire nell’eventuale fase di intervento di bonifica/MISO/MISP.
La fase “bonifica” raggruppa gli step procedurali che vanno dall’approvazione di un intervento di bonifica/MISO/MISP fino alla sua conclusione in attesa di certificazione.

Dei 16.264 siti che hanno un procedimento in corso, 9.151 (56,3%) sono nella fase iniziale di notifica, 1.708 (10,5%) stanno effettuando la caratterizzazione, in 1.689 (10,4%) la caratterizzazione è stata conclusa o ha già visto approvata l'analisi di rischio (la fase del modello concettuale), in 2.505 casi (15,4%) gli interventi di bonifica o messa in sicurezza sono in corso ed in 679 (4,2%) questi interventi sono conclusi e si è in attesa di certificazione.

 

Stato della contaminazione

Lo stato della contaminazione è noto per 15.732 procedimenti in corso.

Di questi 6.196 (35%) sono siti senza alcuna attribuzione di stato di contaminazione, in ragione degli accertamenti ancora da effettuarsi, rappresenta uno stato di “incertezza” dovuto per lo più alla fase iniziale del procedimento. Tale tipologia di siti esprime quindi solo un sospetto di potenziale criticità ambientale fintanto che non vengono effettuate tutte le indagini e le valutazioni richieste. Solo a seguito di queste potrà essere accertata l’effettiva presenza o assenza di contaminazione, e quindi l’esigenza o meno di interventi di bonifica o messa in sicurezza.

Il 33% sono siti potenzialmente contaminati, quelli per i quali è stato registrato il superamento delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione, indice di un potenziale effetto sulle matrici ambientali e sulla salute dell’uomo.

Il 29% sono siti contaminati per i quali vi è un impatto conclamato sulle matrici ambientali, che presentano livelli di contaminazione superiore ai “livelli di accettabilità” che, a seconda dei casi, possono essere fissati pari alle Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC), oppure alle Concentrazioni Soglia di Rischio (CSR) derivanti da una analisi di rischio sanitario/ambientale sito-specifica. È quindi necessario e cogente un intervento di bonifica/messa in sicurezza che riduca la contaminazione nelle matrici ambientali oppure che riconduca ad accettabilità il rischio associato a tale contaminazione.

Per i 4.689 siti contaminati, in 533 casi (11,4%) è stata approvata l'analisi di rischio accertando una contaminazione maggiore delle CSR, in 2.505 casi (53,4%) è stata approvata la proposta di bonifica / messa in sicurezza da effettuare, in 679 casi (14,5%) la bonifica / messa in sicurezza è stata conclusa e si è in attesa di certificazione.

 

Procedimenti conclusi

I procedimenti conclusi a livello nazionale sono 17.862. La contabilizzazione di tali procedimenti è eterogenea tra le varie Regioni per molteplici ragioni, tra cui la data di inizio di registrazione dei dati nelle banche dati/anagrafi regionali che risulta compresa tra il 1999 e il 2016.

Più della metà dei procedimenti (9.302, pari al 52%) si sono conclusi a seguito delle indagini preliminari, 1.306 procedimenti (pari al 7%) a seguito della caratterizzazione e 1.617 procedimenti (pari al 9%) a seguito dell’Analisi di Rischio. Quindi oltre i 2/3 dei procedimenti (il 68%) si sono conclusi senza necessità di intervento a seguito di attività di indagine (fase conoscitiva) più o meno dettagliate che hanno evidenziato che i siti in questione non sono mai risultati contaminati.

Nel 29% dei casi è stato necessario effettuare un intervento (bonifica o messa in sicurezza) per riportare le concentrazioni rilevate al di sotto dei valori soglia siano essi calcolati sulla base del rischio accettabile (CSR) o quelli tabellari (CSC).