DECOMMISSIONING DELLA CENTRALE DI CAORSO
Sul Corriere della Sera di lunedì scorso, 16 maggio, è apparso un breve articolo (In Slovacchia i rifiuti di Caorso, pag. 38), dove si dice che “È nel Paese dell'Est europeo che saranno inviati i rifiuti radioattivi dell’ex centrale nucleare”.
L’articolo riporta quanto ha annunciato l’assessore all’ambiente della Regione Emilia-Romagna, Paola Gazzolo, nel corso di una riunione dedicata alla disattivazione della centrale posta sulla riva piacentina del Po (si è trattato della prima riunione del “Tavolo della trasparenza” che la Regione ha istituito per assicurare il più ampio livello di conoscenza sull’attuazione del progetto di decommissioning): entro l’estate inizieranno le spedizioni di 5.500 fusti di materiale, destinati al centro slovacco di Bohunice, dove avverrà il trattamento e il condizionamento, “due operazioni fondamentali per il successivo stoccaggio nel deposito nazionale”.
Il deposito nazionale è quello che, come è noto, deve essere realizzato in Italia, per dare ai rifiuti radioattivi, oggi presenti nei diversi impianti esistenti in varie parti del territorio, una collocazione stabile e sicura. Infatti, anche i rifiuti che stanno per essere spediti in Slovacchia, una volta trattati e condizionati, ci verranno restituiti, così come accadrà per quelli prodotti in Inghilterra e in Francia, dove a suo tempo è stato trasferito, per essere riprocessato, il combustibile nucleare utilizzato nelle centrali italiane.
Nella sua brevità, l’articolo espone correttamente la questione, anche laddove ricorda, a proposito del deposito nazionale, che la sua localizzazioneè “ancora in alto mare”.
C’è tuttavia da rilevare che, soprattutto per il titolo e per l’incipit, l’articolo del Corriere può far sorgere un equivoco e far pensare che tutti i rifiuti radioattivi di Caorso stiano per essere spediti in Slovacchia. In realtà non è così: si tratta solo di una partita di rifiuti radioattivi, costituita dalle resine a scambio ionico utilizzate nel corso dell’esercizio della centrale e dai fanghi. Tali rifiuti erano già stati sottoposti ad un particolare processo di condizionamento che si è successivamente rivelato inidoneo, avendo dato luogo alla produzione, all’interno dei fusti, di liquidi corrosivi, e debbono pertanto essere nuovamente trattati, questa volta tramite incenerimento. L’impianto a ciò necessario non è disponibile in Italia e, da qui, il trasferimento all’estero.
Le resine rappresentano peraltro la parte più importante e, per quanto detto, più critica dei rifiuti presenti a Caorso, tanto che sono state oggetto di una specifica prescrizione inserita nell’autorizzazione al decommissioning della centrale, che ha richiesto alla Sogin – la società di Stato proprietaria delle centrali nucleari italiane e responsabile del loro smantellamento – di presentare, entro un anno, un progetto per il loro trattamento e di portare poi a termine le operazioni entro tre anni dall’approvazione di tale progetto.
È invece del tutto inesatta la parte conclusiva dell’articolo del Corriere, dove si afferma che “Lo smantellamento dei sistemi e delle componenti dell'edificio reattore … è programmato per il 2017. I lavori saranno completati da Sogin entro il 2019”.Forse si tratta solo di un qualche refuso, ma di quelli che cambiano sostanzialmente l’informazione: la conclusione degli smantellamenti della centrale di Caorso è prevista, nella programmazione più recente, tra il 2028 e il 2032, e l’edificio reattore non sarà certo il primo ad esserne interessato.