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2024-03-29 00:34

Energivori&Efficienti

DOPO L’XI CONFERENZA PER L’EFFICIENZA ENERGETICA

di: 
Giuseppe Pastorino*

L’esperienza dei Certificati Bianchi si è rivelata indispensabile per migliorare l’efficienza dei processi industriali, in particolare per i settori “energivori”. Il Presidente Pastorino interviene nel dibattito sui Certificati Bianchi aperto dall’Astrolabio illustrando la posizione dell’Associazione Italiana Consumatori Energia di Processo, Aicep.

L’efficienza energetica, oltre a rappresentare una delle dimensioni prioritarie per il perseguimento degli obiettivi del Clean Energy Package EU e del PNIEC, è uno strumento fondamentale di competitività per l’industria italiana.

Il costo delle diverse fonti energetiche in Italia è strutturalmente più elevato che negli altri principali Paesi EU ed extra EU e ciò è stato un incentivo a sviluppare politiche ambiziose e virtuose di riduzione dei consumi specifici. Anche i settori cosiddetti “energivori”, nonostante l’applicazione di tariffe agevolate, scontano un differenziale di prezzi energetici sfavorevole rispetto ai competitors internazionali e necessitano quindi di un continuo miglioramento dell’efficienza energetica.

In effetti complessivamente le attività industriali italiane dei vari settori hanno raggiunto livelli di efficienza tra i migliori al mondo, pur se con situazioni molto differenziate.

Lo sviluppo dell’efficienza energetica è inoltre un importante motore di miglioramento complessivo della competitività perché spesso rappresenta uno dei cardini di politiche di miglioramento tecnologico, di qualità dei processi e di crescita della cultura manageriale e di gestione delle attività industriali.

Il processo di decarbonizzazione e la transizione energetica che caratterizzeranno i prossimi decenni renderanno ancora più centrale il tema dell’efficienza energetica per l’industria. Le profonde trasformazioni richieste per il raggiungimento degli obiettivi determineranno un forte aumento dei costi complessivi del sistema energetico e conseguentemente l’incremento della bolletta energetica per i consumatori industriali. L’unica leva disponibile per far fronte a questo impatto e difendere la competitività industriale sarà quella dell’efficienza, ed in particolare dell’efficienza energetica.

 

Il ruolo dei Certificati Bianchi nell’efficienza energetica industriale

Il meccanismo dei Certificati Bianchi è stato, e continua ad essere, l’unico reale strumento di incentivazione dell’efficienza energetica nell’industria. Specularmente, i progetti industriali sono il principale contributore al successo del meccanismo ed al raggiungimento degli obiettivi 2020 fissati per questo strumento. Nel periodo 2006 – 2018 i progetti industriali hanno generato la maggioranza dei Certificati Bianchi riconosciuti. Anche negli ultimi anni, nonostante le note difficoltà che hanno caratterizzato il sistema, i dati pubblicati dal GSE evidenziano che nel 2017 e 2018 i TEE derivanti dal settore industriale hanno rappresentato rispettivamente il 62% e il 58% del totale.

Senza l’apporto fondamentale dell’industria non sarebbe stato possibile raggiungere gli obiettivi di efficienza energetica al 2020 e, contemporaneamente, senza l’incentivo dei Certificati Bianchi l’industria non avrebbe potuto dare tale apporto.

Si tratta quindi di un processo virtuoso e di un’esperienza di indubbio successo che, tra le altre cose, ha certamente anche favorito la crescita della cultura dell’efficienza energetica, lo sviluppo di competenze e professionalità nel settore, la creazione di nuovi settori di attività (ESCo ed EGE), la diffusione di soluzioni tecnologiche e l’aumento degli investimenti.

Le ragioni fondamentali di questo successo sono l’apertura potenziale a tutte le tecnologie ed a un ampio spettro di tipologie di intervento, la replicabilità e scalabilità dei progetti, la misura dei risultati di efficienza effettivamente ottenuti e, almeno nella prima fase, la sostanziale semplicità e

uniformità nelle regole di accesso. Da un punto di vista di sistema si deve poi sottolineare un rapporto costo/beneficio molto positivo e ampiamente migliore di ogni altro strumento di incentivazione dell’efficienza energetica.

 

Il ruolo dei Certificati Bianchi nel PNIEC

Il successo del meccanismo dei Certificati Bianchi è riconosciuto e confermato dal PNIEC in corso di elaborazione che, nella sua prima stesura, gli affida “un compito rilevante nella generazione dei nuovi risparmi di energia da conseguire al 2030” prevedendo “una conferma dello strumento in questione, con un monitoraggio attivo sull'effettivo raggiungimento degli obiettivi e l'introduzione di eventuali modifiche che si dovessero rendere opportune per la necessità di mantenere un equilibrio tra l'efficacia e l'efficienza dello strumento”.

Ai Certificati Bianchi viene assegnato un obiettivo cumulato al 2030 di 15,02 MTEP di risparmi, pari a circa il 30% dell’obiettivo totale. Si tratta del contributo principale fra tutti gli strumenti indicati nel PNIEC. Parallelamente il documento indica un obiettivo di risparmio annuale al 2030 per l’industria di 1,0 MTEP prevedendo però una stima raggiungibile di 1,55 MTEP.

 

AICEP ha segnalato la sottostima di questi dati rispetto al reale potenziale di efficientamento del complesso delle attività industriali italiane nel prossimo decennio. È indubbio che sia corretto dedicare particolare attenzione ai settori civile e trasporti che, a fronte di enormi potenziali, non hanno fino ad ora sviluppato azioni e politiche incisive, ma è altrettanto evidente che questi settori necessitano di profonde trasformazioni e processi di lungo periodo prima di poter ottenere risultati apprezzabili. L’industria al contrario può beneficiare di un terreno già fertile sia dal punto di vista tecnologico che di sensibilità degli operatori, di maggiore flessibilità e velocità di realizzazione dei progetti e soprattutto di una consolidata abitudine a lavorare sulla dimensione dell’efficienza energetica.

 

AICEP ritiene che, almeno nei primi anni del periodo 2021-2030, l’industria rappresenti il principale bacino di opportunità attivabili e realizzabili.

Gli obiettivi del PNIEC sono comunque ambiziosi e, in considerazione dei grandi progressi già realizzati negli anni scorsi, l’ulteriore efficienza energetica ottenibile in ambito industriale avrà un costo per unità di risparmio via via crescente e quindi necessiterà di adeguati strumenti di incentivazione.

Allo stato attuale, oltre ai Certificati Bianchi, non esistono altri strumenti di incentivazione dell’efficienza energetica nei processi industriali applicabili a tutte le tecnologie, a tutte le dimensioni aziendali e su tutto il territorio nazionale.

Grazie a questa trasversalità e generalità i Certificati Bianchi, in sinergia con la realizzazione delle diagnosi energetiche D.L. 102/2014, la diffusione della certificazione ISO 50001, l’attività di informazione, promozione e stimolo delle ESCo e degli EGE, hanno contribuito a creare e continuano a far crescere una forte sensibilità ed una reale cultura dell’efficienza energetica nel mondo industriale. Si tratta di un patrimonio che è stato costruito nel tempo e che rappresenta una potenzialità enorme per il settore e per il futuro del sistema economico nazionale. Abbandonare questo patrimonio in un momento cardine di definizione delle strategie energetiche del domani sarebbe uno straordinario errore di politica industriale.

 

Proposte per il rilancio del meccanismo dei Certificati Bianchi

A fronte delle indiscutibili positività non si può negare che lo strumento dei Certificati Bianchi stia attraversando ormai da alcuni anni una fase di grande difficoltà evidente e conosciuta da tutti gli attori, anche istituzionali, del settore e le cui cause sono già state ampiamente approfondite e analizzate.

AICEP è convinta che non sia né necessario né utile ricorrere all’introduzione di nuovi strumenti sostitutivi perché il meccanismo ha dimostrato di essere in grado di dare ottimi risultati (29 milioni di TEP risparmiati in 13 anni) a costi sostenibili e perché un cambiamento radicale richiederebbe tempi lunghi di implementazione e diffusione facendo perdere centralità e priorità al tema dell’efficienza energetica.  

Sono però sicuramente necessarie una serie di modifiche e adattamenti che permettano, in una prima fase, di riattivare il sistema e, più a lungo termine, di introdurre dei meccanismi di regolazione e controllo che ne garantiscano il corretto funzionamento.

Nel breve termine si deve superare il forte squilibrio tra domanda e offerta che ha indotto a introdurre dei meccanismi di calmierazione dei prezzi talmente incisivi da mettere a rischio la qualifica stessa di “strumento di mercato”.

Esiste innanzi tutto un problema di accesso al mercato da parte dell’offerta: se esistono importanti e numerose opportunità di miglioramento dell’efficienza energetica, ma il numero di progetti presentati e approvati continua diminuire, ciò significa che il sistema presenta dei colli di bottiglia che devono essere rimossi e si deve ricreare un clima di fiducia e attrattività per imprenditori e operatori.

Contemporaneamente si deve intervenire per riequilibrare la domanda al potenziale reale dell’offerta eliminando la zavorra generata dalle quote d’obbligo non soddisfatte negli ultimi anni.

 

Sul lato dell’offerta gli interventi prioritari proposti da AICEP sono i seguenti:

1) “Sportello” GSE dedicato agli interventi in ambito industriale

La complessità dei processi e progetti industriali rende necessario un confronto volto alla ricerca delle migliori soluzioni fin dalla fase di ideazione e prima analisi dei potenziali interventi. Si dovrebbe quindi creare e compiutamente sviluppare all’interno dell’organizzazione del GSE un gruppo di lavoro specializzato a cui le aziende industriali o le Esco da essi demandate possano far riferimento, sin dalle fasi di analisi dell’opportunità, per meglio indirizzare la fase progettuale ai fini dell’accesso al regime dei certificati bianchi. In tal modo si potrebbe migliorare la qualità dei progetti fin dalla fase di presentazione della domanda con indubbi vantaggi e risparmi di tempo e risorse evitando successive richieste di chiarimenti, integrazioni e modifiche. In questa attività il GSE dovrebbe essere supportato dalla consulenza tecnica di ENEA che grazie alla competenza ed alle conoscenze maturate con la gestione delle diagnosi energetiche potrebbe dare un importante contributo.

2) Guide Operative di settore

Le Guide Operative di settore dovrebbero essere adeguatamente sviluppate e adattate nel tempo con la partecipazione e collaborazione delle Associazioni di categoria, anche in questo caso profittando dell’enorme mole di informazioni rivenienti dalle diagnosi energetiche

3) Definizione della data di avvio attività dei progetti

Il DM 2017 prevede che le PC debbano essere presentate prima dell’avvio della realizzazione del progetto. L’avvio, nella definizione del GSE, è rappresentato dalla prima consegna presso lo stabilimento del cliente di materiali destinati al progetto stesso o dalla data di inizio dei lavori di preinstallazione.

Il processo interno alle aziende industriali per l’autorizzazione e la definizione di dettaglio degli interventi è estremamente complesso dovendo integrare le fasi strategiche, di analisi di mercato, di scelte tecniche, di negoziazione con i fornitori ed infine di progettazione esecutiva. Spesso nel corso dell’iter si procede ad acquisti di materiali che hanno lunghi tempi di approvvigionamento, che sono comunque necessari avendo caratteristiche standard adattabili a diversi impianti o a diverse soluzioni finali nella progettazione o che si ritiene utile avere a disposizione “a magazzino” in caso di necessità.

Il rischio è di costringere alla presentazione molto anticipata dei progetti quando ancora non sono sufficientemente definiti, con conseguente gestione successiva di difformità tra progettato e realizzato e possibili implicazioni negli algoritmi e nei criteri di misurazione e valutazione dell’efficienza energetica realizzata.

Si dovrebbe quindi proporre una definizione di data di avvio del progetto più consona alla realtà dei processi aziendali.

4) Progetti realizzati tramite contratti di leasing

In questo caso, in base a quanto previsto dal DM 2017, è la società di leasing che, in veste di proprietaria del bene, è considerata titolare del progetto e quindi soggetto tenuto alla presentazione della PC al GSE. Si tratta evidentemente di una previsione che rende estremamente complessa la gestione del progetto e delle successive RC. Infatti, ad oggi nei casi a noi noti non si ha evidenza di società di leasing o di noleggio che abbiano accettato di presentare insieme ad ESCo progetti di efficienza energetica assumendo il ruolo di soggetto titolare. Pertanto, il cliente finale utilizzatore del bene non ha potuto beneficiare dei certificati bianchi. È auspicabile un intervento normativo che elimini questa distorsione.

5) Casi di interventi sostitutivi ma delocalizzati

Con l’introduzione del DM 2018 si è differenziato il trattamento dei progetti di efficienza energetica relativi a nuovi impianti da quelli sostitutivi di impianti esistenti.

A nostro parere non è regolato in maniera chiara il caso di impianto sostitutivo che per ragioni diverse (spazio limitato, vincoli ambientali o urbanistici, ottimizzazione logistica, ecc.) venga realizzato in un altro sito con contemporaneo arresto dell’impianto sostituito.

6) Semplificazione delle procedure per l’ammissibilità di nuove tipologie di progetti

Come già evidenziato nella parte introduttiva una delle caratteristiche vincenti del meccanismo è quella di essere potenzialmente aperto a tutte le tecnologie. Questo punto forte rischia di essere vanificato dalla complessità e dai tempi molto lunghi necessari per introdurre nuove tipologie di progetti tra quelli ammissibili. La combinazione di questo aspetto con i criteri di definizione della data di avvio progetto rischia di escludere un gran numero di progetti potenziali.

7) Soluzione rapida dei numerosi contenziosi depositati presso il TAR del Lazio.

Una chiusura quanto più rapida possibile dell’enorme contenzioso a carico del TAR del Lazio avrebbe il doppio benefico effetto di ricreare un clima di fiducia nel settore e di liberare una quota di titoli attualmente bloccati e non disponibili sul mercato.

Sul lato della domanda AICEP ritiene necessario un intervento che permetta al mercato di uscire dalla attuale situazione di emergenza per strutturale eccesso di domanda. Con tale finalità, e solo congiuntamente all’attivazione delle proposte azioni di riattivazione dell’offerta, si potrebbe ricorrere al “congelamento” di una quota degli obblighi non soddisfatti negli anni d’obbligo passati costituendo una prima forma di riserva di stabilità che potrà poi essere gestita secondo quanto proposto per le azioni correttive di lungo periodo.

Nel medio-lungo termine si dovrebbe intervenire per superare i limiti tipici di un mercato a domanda obbligata pur senza mettere in discussione gli obblighi stessi né trasferirli su altre tipologie de soggetti.

Questo risultato si potrebbe ottenere con l’introduzione di sistemi di regolazione della domanda nella responsabilità di un soggetto autonomo ed indipendente che, in base a criteri trasparenti e definiti a priori, possa intervenire per modulare la domanda ricorrendo ad una Riserva di stabilità.

Questi interventi dovrebbero realizzarsi con frequenze adeguate e predefinite sulla base della valutazione del potenziale di offerta futura generabile dai progetti approvati o in fase di approvazione. L’obiettivo della regolazione dovrebbe essere quello di mantenere il prezzo dei TEE entro una forchetta sufficientemente ampia da rispettare le caratteristiche di un mercato libero, ma tale da non superare un Cap al di là del quale il costo del sistema diventerebbe eccessivo e da non scendere sotto ad un floor che rappresenti un incentivo sufficiente per la realizzazione dei progetti più efficienti.

Gli interventi di modulazione dovrebbero inoltre essere effettuati con un anticipo sufficiente da indurre il mercato ad autoregolarsi in previsione del prevedibile intervento all’avvicinarsi del prezzo ad uno dei due limiti definiti.

In tale scenario si creerebbero anche le condizioni per lo sviluppo di un mercato a termine dei TEE che sarebbe un ulteriore elemento di stabilizzazione dei prezzi e di segnali per gli interventi di modulazione della domanda tramite la riserva di stabilità.

Parallelamente sarebbero auspicabili interventi per ampliare l’offerta prevedendo l’ammissibilità di:

- Progetti di efficientamento tramite modifiche del layout impiantistico e non solo attraverso interventi di recupero energetico o termico.

- Progetti diretti alla riduzione del consumo di risorse tramite forme di circolarità, recupero e riciclo di materie.

- Progetti complessi di filiera o di distretto che generino efficienza energetica di sistema anche laddove il soggetto che realizza il progetto non è lo stesso che, conseguentemente, realizza i risparmi energetici.

L’introduzione delle suddette modifiche in tempi brevi permetterebbe di ridare slancio e stabilità al sistema preservandone gli aspetti positivi che ne hanno favorito l’indubbio successo e allo stesso tempo recuperando una dinamica di mercato indispensabile per mantenere l’efficienza complessiva del sistema.

 

*Presidente dell’Associazione Italiana Consumatori Energia di Processo, Aicep.