Oggi:

2024-12-11 08:21

Così il Green Deal Condanna l’Italia a Perseguire Obiettivi Irraggiungibili

IL NUOVO PNIEC

di: 
Chicco Testa

Già oggi, l’Italia non può più fare a meno del nucleare. Cioè della quota di energia nucleare che importiamo dalla Francia e che, nel 2023, ha toccato il record storico. Ma il nuovo Piano Energia e Clima continua a chiedere obiettivi irrealizzabili di rinnovabili e auto elettriche. Ripubblichiamo un editoriale dell’autore apparso su Il Foglio del 3 luglio ’24.

In Copertina: Il mito di Sisifo di Serge Mazet, fonte Wikipedia 


Il nuovo piano energetico (PNIEC) inviato dal Governo italiano a Bruxelles si apre con una premessa interessante. Gli obbiettivi del precedente piano non sono stati realizzati perché chiaramente irrealistici. Cosa detta da tempo dagli osservatori piu esperti. Dopodiché, i nuovi obbiettivi stabiliti per il 2030 sono altrettanto e forse ancor più chiaramente irrealizzabili. Non alcuni, ma tutti.

La triade che guida il percorso è costituita da tre pilastri. Rinnovabili, efficienza, elettrificazione.  Ottimo. Solo che gli  obbiettivi quantitativi previsti sono fuori da ogni ragionevole prospettiva. Un paio di esempi tanto per chiarire.

L’obbiettivo dell’ elettrificazione del trasporto imporrebbe che, da qui al 2030, immatricolassimo in Italia 1 milione di auto elettriche all’anno. L’anno scorso sono state all’incirca 50.000. Un ventesimo. La quota di rinnovabili sui consumi finali di energia dovrebbe raddoppiare in sei anni.  I consumi di energia primaria  dovrebbero scendere del 30% in 6 anni. Ipotesi possibile solo se si manifestasse una crisi tipo ’29 accompagnata da una pandemia di alcuni anni. 

Quindi, più che contestare cifre chiaramente fuori da ragionevoli prospettive vale la pena di cercare di capire come sia possibile che persone del tutto ragionevoli ed esperte che siedono nei ministeri e nei centri di ricerca pubblici possano produrre cifre tanto lunari. Purtroppo, la spiegazione è  molto semplice: ce lo chiede l’Europa.

Infatti, il PNIEC è il tentativo disperato di far quadrare i conti energetici italiani con gli obbiettivi europei. Quindi la domanda diventa: ”ma è possibile che a Bruxelles nessuno si sia reso  conto che gli obbiettivi decisi in quella sede non fossero tecnicamente realizzabili?

Quando dico tecnicamente irrealizzabili intendo dire che nemmeno se ci fosse un Governo formato solo da Bonelli e Fratoianni e che  avesse a disposizione risorse pressoché illimitate , nemmeno loro  potrebbero forzare limiti tecnici insuperabili. E sono sicuro che il problema non riguarda solo l’Italia. Ma questa è la storia di come è stato costruito il green deal nella scorsa legislatura europea con il risultato fra l’altro di avere ringalluzzito tutte le destre sovraniste.

Il problema è, però, anche di tipo cognitivo. Una specie di distopia collettiva che ci fa credere, parlare e commentare un mondo che non esiste e che condanna il green deal a fallire per evidente contrasto con la realtà dei fatti. 

Buona parte dell’attenzione degli osservatori è stata invece rivolta alla previsione che nell’arco di una ventina d’anni l’Italia possa disporre di produzione nucleare.  Notizia che ha naturalmente sollevato le proteste degli ambientalisti che continuano a volere decarbonizzare il mondo con i pannelli solari e le pale eoliche.

Ma c’è un altro dato che sfugge ai nostri. L’Italia dipende e dipenderà strutturalmente per decenni dalla Francia non solo per l’importazione di energia (nucleare) che l’anno scorso ha raggiunto il record storico, ma anche per la “copertura del carico“ come scrive TERNA nel suo rapporto sull’adeguatezza del sistema elettrico italiano. Per la copertura del carico significa che, se venisse a mancare la disponibilità delle centrali nucleari francesi, rischieremmo il black out. Cosa che, pochi lo sanno, abbiamo rischiato nel luglio del ‘22 per alcuni giorni quando a causa del caldo e della siccità siamo arrivati a riserva di potenza pari a zero. Una situazione inaudita e fuori norma. Venti anni prima, era di circa il 20%.

Ma, fino a quando non si deciderà di fare conti realistici basati sulle tecnologie e le risorse disponibili, compreso il tempo, continueremo a vivere in un mondo immaginario. Noi, in Italia e in Europa. Gli altri, intanto, vanno per la loro strada.