IL MERCATO DELL’EOLICO
L’autore analizza l’espansione dell’industria eolica cinese a livello globale e la sua competizione con quella occidentale, ancora alla ricerca di un rilancio dopo anni in cui crisi di redditività ed affidabilità ne avevano minato i risultati economici.
In Copertina: La turbina eolica offshore più grande del mondo da 26MW prodotta da Dongfang Electric. Foto: Dongfang Electric
Qualche giorno fa China Dongfang Electric, nel Fujian, sud-est della Cina, ha presentato la più grande turbina eolica offshore del mondo: un grattacielo di 63 piani con una potenza di 26 megawatt. La vera notizia, come sottolinea la stessa Dongfang, è che si tratta di un traguardo tutto “made in China”: generatore, pale, cuscinetti e tutti i 30.000 componenti della turbina, dal progetto all'intera filiera industriale, sono stati pensati e costruiti nell’Impero di Mezzo. Una supply chain completamente indipendente, modellata sul pensiero di Xi Jinping, che vuole una Cina in grado di essere autosufficiente nel suo sviluppo tecnologico e nella crescita dell’industria di “alta qualità”.
Una storia già vista.
In realtà tutti le principali aziende OEM cinesi sono oggi in grado di produrre turbine offshore da oltre 18 MW e turbine onshore da oltre 10 MW, più potenti rispetto alle offerte degli OEM occidentali. Il colosso statale cinese CRRC ha annunciato il lancio della turbina eolica offshore galleggiante più grande del mondo, un gigante da 20 MW, e SANY Renewable Energy ha comunicato di aver completato l'installazione del suo nuovo modello di riferimento da 15 MW onshore a Tongyu, nella provincia di Jilin.
Oggi, la dinamica spietata dell'industria eolica cinese costringe gli OEM a sviluppare modelli sempre più grandi a ritmi record nel timore di perdere terreno rispetto ai concorrenti. Una corsa deleteria che fa crollare i margini rendendo sempre più difficile recuperare gli investimenti delle generazioni precedenti di turbine e che pone, come in un déjà vu, un interrogativo: dato il ritmo di lancio dei prodotti, gli OEM saranno in grado di mantenere un rigoroso controllo di qualità? Linee di prodotti difettosi di questa portata potrebbero mettere in ginocchio (anche) gli OEM cinesi, visti gli ingenti risarcimenti che dovrebbero pagare. Una storia già vista ... in Europa.
Una crescita annunciata.
La crescita dei produttori cinesi di turbine eoliche si deve alla grande espansione nel paese della capacità eolica, che ha favorito lo sviluppo di un ecosistema industriale costituito da piccoli produttori specializzati: una catena del valore in grado di crescere più velocemente del mercato globale che ha consentito la loro penetrazione nelle catene di fornitura degli OEM occidentali. Da anni si delineava, con sempre maggiore evidenza, come le aziende cinesi avessero un vantaggio in termini di costi rispetto ai concorrenti stranieri e la loro tecnologia fosse in continuo miglioramento. Società cinesi come Titan Wind e Weihai Guangwei guadagnavano quote di mercato all'interno della catena del valore di Vestas. Con la prima, Titan Wind, che forniva oltre il 10% delle torri a Vestas aumentando al contempo la sua quota di mercato in GE e Siemens mentre Guangwei, uno dei principali produttori di fibra di carbonio in Cina, forniva a Vestas la sua produzione di pale per turbine eoliche.
Produttori di pale per turbine eoliche nel 2019: un mercato altamente frammentato, con diversi attori cinesi che lottano per una piccola quota di mercato.
La catena del valore dei produttori di turbine eoliche è costituita dalla turbina eolica (navicella, rotore, torre), cavi, componenti strutturali come fondazioni di torri e componenti elettrici (sottostazioni onshore, batterie e sottostazioni offshore). Pechino ha commissionato il 98% della nuova capacità installata a produttori nazionali e questa maggiore domanda ha consentito lo sviluppo di aziende definite «Campioni unici» sulle quali viene costruita una leva industriale a livello internazionale. Uno dei principali produttori globali é Goldwind.
Produttori di navicelle nel 2019: aziende specializzate realizzano l’intera componentistica necessaria come il generatore, il cambio, la trasmissione e il gruppo del freno. In un mercato allora controllato dai produttori occidentali vi era una presenza significativa di aziende cinesi.
Nel 2020, furono oltre venti i produttori di turbine eoliche cinesi che concorsero a soddisfare la domanda del Paese e molti di loro sono stati in grado di raddoppiare o triplicare la loro capacità installata. Nello stesso anno si sono anche verificati due fatti significativi, evidenziati dal grafico sottostante: l’EBIT (Earnings Before Interests and Taxes), un parametro utilizzato per valutare la redditività di un’impresa, degli OEM occidentali ha registrato margini sotto lo zero e, al contempo, gli OEM cinesi hanno superato quelli occidentali nella quota di potenza installata.
L’andamento dell’EBIT di OEM cinesi ed occidentali, linee rossa e blu, nella colonna di sinistra e la quota di installato, barre verticali, nella colonna di destra. Elaborazione dell’autore su dati Wood Mackenzie.
Negli anni successivi, oltre alle enormi dimensioni del loro mercato interno, altri fattori hanno contribuito ad accrescere la penetrazione degli operatori cinesi: i prezzi delle materie prime più bassi, l'esperienza nell'integrazione dei sistemi di alimentazione ed il vuoto che gli OEM occidentali hanno lasciato quando hanno dovuto concentrarsi sulla redditività piuttosto che all'espansione del mercato.
Anche il 2024 un anno in salita.
Gli ordini globali di turbine eoliche hanno raggiunto nuovi massimi nel primo semestre di quest’anno, con 91,2 gigawatt (GW): larga parte, 70 GW, proviene dalla Cina con la stragrande maggioranza dalle provincie settentrionali. Gli OEM occidentali si devono confrontare con la domanda debole dei mercati occidentali, i venti contrari al Green Deal ed ormai strutturali tensioni sui costi che favoriscono la competitività della Cina in termini di prezzi. Nel secondo quadrimestre dell’anno il costo di una turbina onshore cinese fino a 10 MW di potenza si posiziona nella fascia 195 – 225 $/kW mentre oltre i 10MW il prezzo scende a circa 175 $/kW.
Solo il 13% degli ordini acquisiti a livello globale nel primo semestre è stato realizzato dagli OEM occidentali dove l’unico produttore in controtendenza è stato Nordex, che ha registrato una crescita del 72% rispetto al medesimo periodo del biennio 2017-2019, mentre è drammatico il crollo, -98%, di Siemens Gamesa (SGRE). Quello che risulta evidente, secondo Luke Lewandowski di Wood Mackenzie, è la maggior selettività negli ordini da parte OEM occidentali, più concentrati sui loro mercati principali, Unione europea e Stati Uniti, soprattutto se confrontata con l’aggressiva espansione di quelli cinesi.
L’espansione globale dell’eolico cinese.
Come per gli altri settori delle tecnologie a basse emissioni di carbonio, anche l’industria eolica cinese è affamata di esportazioni: Pechino detiene il 68% della capacità globale di produzione di turbine eoliche. I produttori OEM cinesi cercano nuovi mercati su cui scaricare la sovraccapacità e stanno facendo passi da gigante nei mercati emergenti sfruttando l'impronta cinese esistente nei paesi che aderiscono alla Belt and Road Initiative.
Envision e Goldwind stanno guidando la spinta all'esportazione cinese, prosperando in Medio Oriente, Africa ed Europa orientale mentre si espandono anche in America Latina e nel resto dell'Asia Pacifica approfittando delle difficoltà tecnico-economiche degli OEM occidentali. Dall'India al Brasile i produttori occidentali di turbine eoliche sono in ritirata lasciando spazio a quelli cinesi. Goldwind ha avviato le operazioni nella sua nuova fabbrica nella città di Camacari in Brasile acquistata da GE Vernova. Envision gestisce un impianto di navicelle a Pune, in India, per soddisfare il proprio portafoglio ordini di oltre 6 GW. China National Building Material Group (CNBM) e Saudi Aramco hanno firmato un accordo di cooperazione per sviluppare, tra l’altro, in Arabia Saudita impianti di produzione di pale di turbine eoliche. Aeolon intende avviare la costruzione del suo primo stabilimento all'estero a Nador in Marocco, con l'obiettivo di creare una base di produzione di pale eoliche per i mercati di Europa, Africa e Medio Oriente. Sono moltissimi i progetti del Dragone a livello globale, incluso il nostro Paese, dove si ipotizza un impianto di MingYang per costruire di navicelle e pale.
Gli OEM cinesi di turbine stanno anche perseguendo le opportunità di sviluppare progetti di parchi eolici, che garantiscono margini economici superiori, per compensare la riduzione dei profitti delle vendite di turbine. In questo senso anche la cooperazione tra produttori cinesi e sviluppatori occidentali sta crescendo: Enel, Universal Energy, Engie, Sungrow, Potentia renewables tra gli altri. Nei numeri: se quest’anno la Cina ha ottenuto 5 GW di ordini all'estero si prevede che, nel prossimo decennio, gli OEM cinesi soddisferanno il 20% della domanda eolica globale al di fuori della Cina.
Consegneremo a Pechino la chiave dei mercati europei?
Probabilmente no, anche se quello attuale, per gli OEM occidentali, è un quadro in chiaroscuro: se da un lato si riscontrano i primi segnali finanziari positivi dovuti al passaggio alla redditività, dall’altro i prezzi più elevati delle turbine e la selettività sui progetti da sviluppare aprono la porta agli OEM cinesi per colmare il divario. Inoltre, le posizioni consolidate dei produttori occidentali nei mercati di riferimento, le preoccupazioni per la sicurezza energetica e le politiche protezionistiche che favoriscono l'approvvigionamento nazionale dovrebbero essere sufficienti a marginalizzare la penetrazione dei produttori cinesi. Vi è un forte mandato politico, dovuto a illusorie ragioni di sicurezza energetica, che fa ritenere che gli OEM cinesi otterranno ordini sporadici, soprattutto in quegli ambiti che i produttori occidentali considerano rischiosi.
Quello che resta nei numeri è che, se il decennio trascorso ha visto i produttori europei godere di un mercato estremamente favorevole, agevolato dagli incentivi europei alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, la fase attuale li vede in forte contrazione nel paragone con la crescita degli OEM cinesi.