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2024-03-19 08:48

Porto. Non Sentina!

ACCADE A CIVITAVECCHIA

di: 
Redazione

Una nave da crociera MSC, ferma per lockdown imposto dalla pandemia di Covid 19, scarica liquami nel Porto di Civitavecchia col permesso della Capitaneria che si avvale di un parere avventato del Ministeri dell’Ambiente e dei Trasporti. Gli Amici della Terra chiedono il ritiro dell’Ordinanza della Capitaneria e una politica più rigorosa dei Ministeri competenti, a tutela delle acque del mare e dei porti.

Gli Amici della Terra hanno chiesto che il Comune di Civitavecchia, la Regione Lazio e i Ministeri competenti intervengano con la massima urgenza per revocare l’ordinanza della Capitaneria di Porto della cittadina laziale che consente alle grandi navi, ferme nel porto per l’emergenza sanitaria da Covid-19, di scaricare in acqua liquami sia pure filtrati dagli impianti di bordo.

La questione è stata sollevata, nelle scorse settimane, dall’Aspen Unitam, l’associazione nazionale delle società che si occupano dei rifiuti nei porti, con una lettera indirizzata alla Regione Lazio e a tutte le autorità competenti, in cui si denuncia lo sversamento in acqua dei liquami prodotti dalla nave passeggeri, MSC Crociere. Lo sversamento è ora minacciato anche da una nave di Costa Crociere, anch’essa all’ancora nel porto laziale, che fino ad oggi ha conferito i propri liquami e fanghi ai servizi portuali e che, evidentemente, si sente colpita da concorrenza sleale.

L’Aspen Unitam, nella sua nota, ha puntato il dito contro l’ordinanza della Capitaneria di Porto che permette l’attività di scarico del “sewage” o acque nere nelle acque portuali, e contro la nota dei Ministeri dell’Ambiente e dei Trasporti che ne avrebbe consentito l’emanazione, contrariamente a ogni politica ambientale di salvaguardia e tutela delle acque marine.

Il Comandate, Vincenzo Leone, in una dichiarazione ripresa dalla stampa locale, ne difende l’emanazione “perché le acque escono filtrate e non ci sono liquami in porto… l’acqua del mare non è stata mai così pulita.

“Se, in conseguenza del lockdown il mare è più pulito, questa non è una buona ragione per trasformare il porto su cui si affaccia la città di Civitavecchia in una sentina per le grandi navi, ha replicato Monica Tommasi, presidente degli Amici della Terra. E, visto che la questione che investe Civitavecchia ha ampi riflessi nella politica ambientale del governo e costituisce un precedente pericoloso per tutti i porti d’Italia, ha affidato a un comunicato stampa la posizione dell’Associazione nazionale, articolata nei dieci punti che seguono.  

1. Ogni normativa per la tutela della qualità delle acque deve tener conto non solo della qualità degli scarichi ma anche delle caratteristiche del corpo recettore. È evidente che le acque confinate dei porti non sono quelle del mare aperto.

2. Non a caso la normativa internazionale prevede che, nelle aree speciali come il Mediterraneo, gli Stati garantiscano “che gli impianti per la ricezione delle acque reflue siano presenti nei porti e nei terminali, che le strutture siano adeguate a soddisfare le esigenze delle navi passeggeri e che i servizi siano effettuati in modo da non provocare ritardi ingiustificati alle navi passeggeri”.

3. Gli impianti di cui sono dotate le navi non hanno né spazi, né tecnologia adeguata a depurare in modo sufficiente gli scarichi di qualche centinaio di passeggeri, oltre che dell’equipaggio, in uno specchio d’acqua confinato. Lo stesso Comandante parla di acque “filtrate”, che è diverso da “depurate”.

4. Come se non bastasse, è ormai provato che il virus Covid 19 è presente nelle acque di scarico. Nel caso degli scarichi delle navi, le pratiche di clorazione sono insufficienti a garantirne l’eliminazione oppure risultano eccessivamente tossiche per uno scarico nel porto.

5. Se la pratica dello sversamento nelle acque dei porti fosse ammessa dalla normativa, non ci sarebbe stato bisogno dell’ordinanza della Capitaneria per consentirla o per giustificare il comportamento della nave MSC, in questi due mesi, nel porto di Civitavecchia.

6.  La lettera della direzione competente del Ministero, indicata come “circolare”, non è un atto interpretativo sufficiente a superare la legge. Se lo fosse, non ci sarebbe stato bisogno dell’Ordinanza della Capitaneria per darle attuazione.

7. L’ordinanza della Capitaneria, così come la “circolare” del Ministero dell’Ambiente, sono state emanate molti mesi fa, quando non era nemmeno prevedibile che grandi navi da crociera, con centinaia di passeggeri a bordo, potessero essere costrette a sostare in un porto per due mesi per una emergenza sanitaria causata da un virus sconosciuto. Il contenuto delle circolari era già discutibile in tempi normali, ora non è accettabile, anche perché, in altri porti italiani, le autorità hanno adottato prescrizioni ben più rigorose (vedi ordinanza toscana per Piombino).

8. A Civitavecchia gli impianti e i servizi ci sono. Basta servirsene.  È grave che la denuncia di questa situazione arrivi solo ora e solo grazie all’iniziativa delle imprese concessionarie dei servizi portuali.

9. Gli Amici della Terra promuovono la navigazione da sempre e, negli ultimi 20 anni, hanno sostenuto l’incremento del trasporto di merci e passeggeri per mare, anche collaborando con le associazioni degli armatori. Conseguentemente, pensiamo che la normativa di tutela del mare e i controlli vadano resi più rigorosi e non attenuati o ammorbiditi.

10. Da Arpa Lazio e dal SNPA, che sono deputati a effettuare i controlli sulla qualità delle acque costiere, aspettiamo in questo caso anche i dati di un controllo puntuale”.

“Pertanto – ha concluso Tommasi - ci auguriamo un intervento rapido e risolutivo da parte delle autorità, a tutela del porto di Civitavecchia che sta già subendo conseguenze dure a causa dell’emergenza sanitaria alle quali non deve aggiungersi un’emergenze ambientale del tutto evitabile”.