AGORA’. ANCORA SUL DECLINO DELL’ENEA
“Nel nostro Paese ogni Ente di ricerca ha avviato ristrutturazioni proprie, autonome, fuori dalle indicazioni dell’UE e in carenza di una Vision nazionale… Queste ristrutturazioni, o razionalizzazioni come vengono chiamate, si limitano a considerare la realtà all’interno della propria struttura e a salvaguardarla, senza un mandato chiaro e senza considerare le possibili integrazioni con altre strutture. In tal modo non si realizzano le condizioni per essere competitivi in sede Europea”.
Commento l’articolo “Perché non fermare il declino dell’Enea?” di Gian Antonio Stella, pubblicato sul Corriere della sera del 26 aprile scorso, per evidenziare il puntuale intervento di Francesco Mauro che coglie un “barlume di speranza” utile per il rilancio dell’Ente (http://astrolabio.amicidellaterra.it/node/411).
Partirei da una considerazione che si era soliti fare nel Centro di Ricerca della Casaccia, tuttora di attualità: l’Enea è lo specchio del Paese, anzi ne anticipa la realtà di 5-10 anni. Per sua natura è un Ente “strumentale”, cioè funzionale alla “Politica” del nostro Paese. Nato per gli usi pacifici dell’energia nucleare - che non si riferivano solo alla costruzione delle centrali nucleari, ma ne consideravano tutti gli aspetti applicativi e di radioprotezione - fu successivamente orientato allo sviluppo delle Energie Alternative, delle Nuove Tecnologie e per la sostenibilità Ambientale.
Fino a quando questo Paese è stato capace di esprimere una “Politica” di indirizzo e di sostegno, l’Ente ha primeggiato, e non solo in Italia, per i risultati conseguiti, di ordine scientifico, tecnologico, economico. Risultati utili per il Paese. Esemplare la nuova varietà di grano duro Creso: voluta fortemente dalla politica di sostegno all’agricoltura del Mezzogiorno, era il frutto di una intima connessione tra ricerca scientifica e sistema produttivo.
Negli ulimi 20 anni, nel nostro Paese, è mancata la “sostenibilità istituzionale”. Prima ancora del sostegno finanziario. Abbiamo imparato a discutere di sostenibilità e ci soffermiamo sulle componenti “ambientali”, “sociali”, “economiche”, dimenticando troppo spesso quella “istituzionale” che è alla base della Governance delle altre componenti.
In un Ente strumentale, il ruolo istituzionale si esprime chiaramente con la nomina degli Amministratori, espressioni di un potere e di un mandato politico. Inizialmente essi erano di grande competenza ed erano chiamati a rispondere ad un Progetto per l’Ente. Il degrado della politica portò rapidamente ad Amministratori spesso non competenti o legati semplicemente al Ministro che li nominava. Senza un chiaro mandato istituzionale, l’Ente fu lasciato “in balìa dei vari potentati di turno”, incapaci di dare ad esso una mission, lasciandolo addirittura senza il Consiglio di Amministrazione: da quattro anni l’Ente infatti è commissariato!
Per il rilancio dell’ENEA basterebbe tornare ad una gestione non penalizzata dal quadro politico generale. L’Unione Europea sollecita gli Stati membri a una programmazione congiunta, a una radicale modernizzazione delle strutture di Ricerca ed enumera i cambiamenti necessari. Nel nostro Paese ogni Ente di ricerca ha avviato ristrutturazioni proprie, autonome, fuori dalle indicazioni dell’UE e, in carenza di una Vision nazionale, procede spesso con una logica divenuta quasi obbligata, sia pure assai miope: quella della riduzione delle spese nel breve termine. Queste ristrutturazioni, o razionalizzazioni come vengono chiamate, si limitano a considerare la realtà all’interno della propria struttura e a salvaguardarla, senza un mandato chiaro e senza considerare le possibili integrazioni con altre strutture. In tal modo non si realizzano seriamente le condizioni per essere competitivi in sede Europea, sia nei coordinamenti di grandi Progetti internazionali, sia nell’acquisizione e gestione delle Risorse.
Il titolo dell’articolo di Francesco Mauro è allusivo e insieme enigmatico: “La magnifica preda”! come il film del 1954 diretto da Otto Preminger. Il titolo originario del Film era “River of No Return”, quasi un monito! non tanto per l’ENEA quanto per l’Italia.
*Luigi Rossi, presidente della Federazione Italiana Dottori in Agraria e Forestale (FIDAF), già direttore del Dipartimento Biotecnologie, Agroindustria e Protezione della Salute, ENEA.
Per un ritorno felice
Avevo già commentato l'articolo di Mauro ed avevo intitolato questo commento "Preda e predoni". Per questo mi sono attirato gli strali di qualcuno che, non contestando nel merito quanto affermavo, aveva semplicemente lamentato il fatto che mi ero permesso di criticare in qualche modo la gestione dell'Enea, asserendo in sostanza che avevo perso una buona occasione per tacere come se l'oggetto del contendere fosse coperto da immunità da critica.
Al contrario, quindi, vorrei ancora aggiungere due parole a chiosa dell'intervento di Rossi. Che sostanzialmente conferma che l'Enea è tuttora in balia "dei vari potentati di turno" e che sussiste un disinteresse della politica governativa verso le attività dell'Agenzia, disinteresse che si è concretizzato attraverso un commissariamento ormai quadriennale.
Ma invece di attendere supinamente che la politica rinsavisca e che prenda finalmente in mano il destino dell'Enea, compito doveroso se si tiene conto della "mission" che la configura, almeno in massima parte, non più Ente di Ricerca bensì Agenzia al servizio delle istituzioni e dei cittadini, è proprio impossibile ipotizzare che la classe Enea dirigente si faccia anche diligente nel rappresentare la propria situazione agli Organi governativi? Nell'illustrare le reali conseguenze di un degrado che sembra inarrestabile? Nel formulare proposte per un rilancio al servizio del Paese e dei cittadini tutti, proporzionalmente alle risorse disponibili e respingendo in questo modo la deriva attuale verso una possibile riproposizione di "ente inutile" che fu sciaguratamente coniata qualche anno fa da autorevoli esponenti di governo per giustificarne in prospettiva l'abolizione?
Rimanere nel limbo di chi avrebbe potuto fare ma non ha fatto o di chi avrebbe potuto essere ma non è stato, sembra proprio che rafforzi il concetto che l'attuale situazione deriva o da un disinteresse endemico, giustificato frettolosamente da mancanza di risorse, o al contrario dal troppo interesse da chi detiene posizione di potere a cui non intende rinunciare.