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2024-10-13 04:07

Sette Anni Fa come Oggi

TERREMOTO DEL CENTRO ITALIA

di: 
Mario Signorino

Pubblichiamo la sintesi dell’intervento di Mario Signorino, alla Conferenza “Per un’Italia piu’ sicura - Le vie dimenticate della prevenzione”, organizzata dagli Amici della Terra e dall’ISAT il
Il 22 aprile 2009, a poche settimane dal terremoto de L'Aquila e a cento anni dalla tragedia del terremoto catastrofico di Messina 1908. La prevenzione dai rischi naturali è stato uno degli impegni più assidui dello storico dirigente degli Amici della Terra, venuto a mancare questa estate. Questa sintesi del suo intervento alla Conferenza è ancora oggi di piena attualità. Anzi l’accenno al segnale di interesse da parte delle assicurazioni risulta eccessivamente ottimista. Non resta che augurarsi di non doverlo ripubblicare in futuro.

Emergenza chiama prevenzione.

Scopo della nostra iniziativa è impedire che il dibattito politico si concentri su aspetti marginali o appariscenti dell'emergenza terremoto, invece di affrontare il nodo principale: l'altissima vulnerabilità del nostro paese che dipende dal fatto che esso – le sue istituzioni, i cittadini – non si è mai impegnato nella prevenzione ed è quindi urgente che ora si ponga riparo a questa omissione.

Si tratta di superare ritardi e carenze storiche, vecchie di decenni, per le quali la classe politica non ha mostrato interesse nemmeno in occasione del centenario del terribile terremoto di Messina e della Calabria.

Le 300 vittime del terremoto in Abruzzo non rappresentano perciò solo un problema locale, ma pongono una ben più grande e irrisolta questione nazionale, che nella nostra storia anche recente si presenta in termini tragicamente significativi: 120.000 morti solo nell'ultimo secolo.

Il futuro non promette scenari più favorevoli: se non ci sarà una svolta, quando un terremoto di magnitudo 7, molto peggiore di quello abruzzese, colpirà una grande città, come più volte è accaduto in passato, ci saranno perdite incalcolabili di vite umane, di cultura, memoria, identità nazionale; e danni economici smisurati.

È ovvio che L'Abruzzo è una priorità. Ma dev'esserlo anche l'impegno per una politica di prevenzione, che non può essere rinviata alla fine della ricostruzione perchè da essa dipende la tutela del territorio nazionale. 

 

Il terremoto si combatte col buongoverno

La prevenzione è un compito ciclopico, complesso, con costi vertiginosi, che richiede una diffusione di pratiche di buongoverno a tutti i livelli, dai vertici nazionali ai piccoli comuni; e sentimenti di etica civile in tutta la comunità nazionale. E questo compito va affrontato nel mezzo di una crisi economica globale, in regime di risorse particolarmente scarse.

Tuttavia, non partiamo da zero. Disponiamo oggi di due punti di forza su cui far leva:

l  c'è un servizio di protezione civile che ha dimostrato in via definitiva di saper gestire al meglio un'emergenza. E il responsabile del servizio ha potuto invocare un serio impegno nella prevenzione con accenti di dura polemica con la classe politica, che non hanno riscontro nel passato;

l  c'è anche, per la prima volta, la dichiarata disponibilità delle imprese di assicurazione all'introduzione di una polizza obbligatoria a difesa dalle calamità naturali. L'introduzione di un simile sistema avvierebbe un processo importantissimo di miglioramento sismico delle abitazioni esistenti.

Aspettiamo adesso che si esprima la classe politica. Il suo silenzio sul tema preoccupa: in passato è sempre accaduto che tutto l'impegno venisse assorbito dalla spartizione delle risorse per la ricostruzione. E molti sindaci hanno già scatenato la caccia alle casse dello stato.

 

Come incardinare l'obiettivo della prevenzione sismica nelle politiche di governo

1) Intanto, non è un problema che possa essere deciso dal servizio di protezione civile, per quanto efficiente. Non è neanche un problema tecnico: le soluzioni tecniche sono disponibili, e anzi abbiamo tradizioni importanti, oggi sfruttate soprattutto all'estero. Il problema principale non è neanche quello dei possibili reati e truffe, presenti in qualsiasi situazione; nè la soluzione può essere delegata ai magistrati. C'è invece un problema politico, di governo, di sistema. Si tratta di costruire una strategia di prevenzione, che coinvolga la classe politica di governo e di opposizione, al centro e in periferia, la classe imprenditoriale, la società civile.

2) Ci vogliono risorse adeguate e scelte politiche lungimiranti. Occorre incardinare concretamente tra le priorità della politica nazionale e locale la difesa dai terremoti, anche mediante adeguati capitoli di bilancio.

3) Sarà comunque un impegno pluridecennale e con disponibilità economiche inferiori al bisogno. Occorre perciò aprire un grande confronto nel paese per arrivare a scelte condivise, anche in materia di  ricostruzione delle aree colpite.

4) Bisogna irrobustire fortemente la base dei dati, per avere un quadro esaustivo della vulnerabilità sismica del territorio nazionale; e migliorare l'informazione e la sensibilizzazione dei cittadini.

5) Mettere in sicurezza le opere strategiche, i centri storici, il patrimonio culturale, stabilendo risorse, priorità, tempi e modalità. Sul territorio tali scelte – quali opere mettere in sicurezza, quali rinviare o lasciare al loro destino - risulteranno dolorose.

6) Istituire un sistema obbligatorio di assicurazione per la copertura finanziaria dei danni causati da disastri naturali.

7) Impegno particolare per le regioni del Mezzogiorno, tra le più esposte e vulnerabili, a  cominciare dalla Calabria e dalla Sicilia, alle quali appartiene gran parte delle vittime di terremoti subìte nell'ultimo secolo dall'Italia. Ci auguriamo che i governatori della Calabria e della Sicilia prendano un'iniziativa politica forte, per promuovere una sinergia efficace con il governo e l'Unione europea e fare dei loro territori una vetrina delle buone pratiche di prevenzione sismica.