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2024-12-11 07:37

Lo studio “Decarbonizzazione dei consumi termici residenziali”

QUEL CHE C'È DA SAPERE

È stato presentato il 16 ottobre alla Camera lo studio “Decarbonizzazione dei consumi termici residenziali”, realizzato da Bip Consulting e commissionato dalle Associazioni Proxigas, Assogas, Federchimica-Assogasliquidi, Assotermica e Utilitalia.

Lo studio conclude che gli obiettivi di efficienza energetica dell'UE (Direttiva EPBD) possano essere raggiunti solo adottando un approccio tecnologicamente neutrale, favorendo un mix di soluzioni. La soluzione che lo studio individua come la più adatta a decarbonizzare le abitazioni italiane è l'uso di caldaie a condensazione, alimentate con quote crescenti di biometano, bio GPL e gas verdi.

Secondo il rapporto, solo una piccola percentuale (circa il 10%) delle case nelle classi energetiche F e G potrà adottare pompe di calore elettriche, a causa dei limiti tecnici ed economici. La maggior parte degli edifici italiani, costruiti prima degli anni '80, si trova in regioni con clima freddo e molti sono edifici storici senza spazi adeguati per impianti come le pompe di calore. Le caldaie a condensazione, affiancate eventualmente da pompe di calore in sistemi ibridi, offrono una via praticabile per decarbonizzare il settore a costi competitivi. Secondo l'analisi, le caldaie a gas, come metano o GPL, sono le più economiche rispetto alle pompe di calore, la cui installazione e gestione rimangono costose, specialmente in un contesto di alti costi dell'energia elettrica.

Il costo per conformarsi alle normative europee sull'efficienza energetica potrebbe variare tra 160 e 480 miliardi di euro, una spesa insostenibile per la maggioranza delle famiglie italiane, che ha un reddito inferiore a 40.000 euro annui. Oltre ai costi elevati, altri fattori complicano l'adozione delle pompe di calore, come l'età avanzata dei proprietari di casa e la complessità tecnica dei lavori necessari. Solo 5,9 milioni di abitazioni sarebbero tecnicamente idonee per le pompe di calore, ma considerando anche i limiti di reddito, questa cifra scenderebbe a 1,76 milioni.